INTERVISTA A RAFFAELE SOGNI: 22 anni di carriera…e non sentirli!

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INTERVISTA SCRITTA DA RAFFAELE SOGNI SU TRACCIA DI RGP
 

Continua il progetto di “ricostituzione virtuale” delle storiche redazioni di riviste informatiche e videoludiche: dopo PAOLO BESSER, DAVIDE CORRADO, BONAVENTURA DI BELLO, CARLO SANTAGOSTINO, GIANCARLO CALZETTA e STEFANO GABURRI, è arrivato il turno del simpaticissimo RAFFAELE “Il Raffo” SOGNI, storico redattore di The Games Machine del quale sicuramente non avrete dimenticato le recensioni assolutamente fuori di testa ma allo stesso tempo esaurienti ed approfondite.

Robert Grechi
 

RGP: Ciao Raffo e grazie per aver accettato di realizzare questa intervista!
Cominciamo in modo un po’ diverso dal solito: da bambino eri un assiduo frequentatore di sale giochi, come quasi tutti gli appassionati di videogames dell’epoca (tra i quali anche il sottoscritto)?

RAFFAELE: Decisamente sì. Ho conosciuto le Sale Giochi grazie a mio padre, che non trovava nulla di disdicevole nel portare me e mia sorella a spendere un’oretta a settimana giocando ad Wonder Boy o OUT RUN (Grande Sig. Sogni! NdRGP). Chiaramente conoscevo già molto bene i “giochi da bar”, essendo, questa volta in solitaria, frequentatore piuttosto assiduo dei baretti del mio paese, nei quali in ognuno erano installati dai due ai tre cabinati.
È in quei baretti che all’età di circa sei-sette anni ho conosciuto NIBBLER, Circus Charlie, Pengo, Galaga, Spy Hunter, e così via.
Ci fu poi il periodo in cui vivevo letteralmente in Sala Giochi e me lo ricordo bene perché mi costò un anno di scuola – la terza media. In quel periodo frequentavo una Sala Giochi di Udine chiamata Pullman Bar, uscivo la mattina col mio bel zainetto dicendo: “Ciao mamma vado a scuola” e invece andavo lì a giocare… per tutto il giorno. La cosa bella di quel posto era che a fine settimana il gestore faceva il conto dei record di ogni cabinato e regalava dieci gettoni per ogni record fatto. Almeno quattro o cinque record a settimana li facevo, il che voleva dire intascarsi circa quaranta gettoni a settimana: una decina li usavo per piazzare i record e il resto li dedicavo ai giochi nuovi o per fare il figo in quelli dove la maggior parte della gente faticava.
Eh sì perché il bello di quei posti era che spesso dietro a chi giocava si formava una piccola folla di curiosi che voleva vedere dove si trovavano certe stanze segrete (tipiche quelle presenti in The New Zealand Story) o perché ammirati dalle capacità del giocatore di schivare la morte.
Fattostà che la frequentazione delle Sale Giochi a Udine prima e a Milano poi (ASTRA GAMES e NEW ROKY in testa) contribuirono significativamente a formare la mia conoscenza in ambito videoludico… certo mi costarono un anno di scuola, ma non si può avere tutto 🙂

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La Sala Giochi Pullman Bar ai giorni nostri...

La Sala Giochi Pullman Bar ai giorni nostri…

RGP: Senti la mancanza di quei magici locali e delle competizioni fra giocatori, che si sviluppavano all’interno, o preferisci stare comodamente sul divano di casa per giocare e scannarti con gli amici?

RAFFAELE: Come detto io nelle Sale Giochi ero di casa, in quelle non molto grandi, in particolare, non ci voleva molto prima che ci si conoscesse tutti, che si facesse gruppo e che la Sala Giochi divenisse un punto di ritrovo per noi debosciati (perché quello ero eh, c’è poco da dire). In ogni caso mi piaceva molto, indubbiamente, ma stare a casa ha i suoi bei vantaggi e oggi come oggi probabilmente me ne starei a casa anche se avessi una Sala Giochi dietro l’angolo.
Il discorso Astra Games invece è diverso, perché era una Sala Giochi immensa, che aveva un giro di persone molto elevato ed era dunque più complicato che si creasse un gruppo di persone che si frequentavano quotidianamente. In verità non mi ha mai fatto impazzire per via del rumore assordante e i costi elevati dei gettoni, ma aveva i suoi bei lati positivi, per esempio ci portavo le mie fidanzatine perché permetteva di appartarsi grazie ad anfratti completamente bui 🙂

RGP: Bisogna ammettere però che giocare a STREET FIGHTER o SCUD RACE sui megaschermi dell’Astra non aveva prezzo… Per quanto riguarda invece le console ed Home Computer, su quali macchine hai sfogato la tua passione di giocatore e a quali di esse ti ritieni più affezionato?

RAFFAELE: Sono molto affezionato alla mia prima console, il Videopac Philips (conosciuto anche come Magnavox Odyssey 2). Avevo circa sei anni quando mi venne regalata (già allora i videogiochi erano la mia priorità e insistevo perché i regali fossero su quel genere) e mi ricordo di come i giochi mi sembrassero fighissimi… a vederli oggi si capisce come la mente umana e la fantasia abbiano la straordinaria capacità di “mettere delle pezze” a quello che l’occhio trasmette.
Poi sono passato al COMMODORE 64 che si è “rubato” parecchi anni della mia vita, all’AMIGA che me ne ha fottuti altrettanti e infine al PC che solo con WoW (World Of Warcraft) non voglio manco pensarci! In ogni caso ho posseduto nel corso degli anni (con varie sovrapposizioni) quasi tutte le console, una ventina delle quali ancora da qualche parte in casa mia.

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"La combriccola del

“La combriccola del “Raffo”, era tutta gente a posto…”

RGP: Quando ti sei reso conto che questa passione si sarebbe potuta trasformare in un vero e proprio lavoro?

RAFFAELE: Me ne sono reso conto il giorno in cui ho partecipato all’incontro in Xenia… nel quale tra l’altro io ero pure imbucato. Prima di allora, quindi fino ai sedici anni, non avevo – o almeno mi pare – mai considerato la cosa, ero un assiduo lettore di riviste di videogiochi, leggevo ogni mese Zzap!, TGM, C+VG… soprattutto mi piaceva un sacco K, ed ero molto preparato in tema di videogiochi. Ma a scrivere recensioni non avevo mai pensato.
La cosa tra l’altro è strana, perché da figlio di giornalista sono sempre stato incoraggiato a scrivere, cosa che ho cominciato a fare spontaneamente con delle brevi storie scritte a macchina già a 6-7 anni. Mi piaceva molto scrivere e quando ho cominciato a farlo di videogiochi la cosa è stata abbastanza naturale, perché semplicemente scrivevo della materia che conoscevo meglio. Ma ripeto, a me interessava scrivere, avrei potuto farlo di qualunque cosa, che fossero videogiochi era il mezzo non il fine (tra l’altro viste le storie assurde che mi permettevano di pubblicare questo un po’ lo si capisce lol).

RGP: Come è avvenuto il tuo ingresso in Xenia e come si svolgeva una tipica giornata lavorativa?

RAFFAELE: Un mio compagno di classe delle superiori mi disse che voleva provare a entrare nella redazione di ConsoleMania, rivista appena nata. Io in quel periodo non ero particolarmente interessato al mondo console, se non per il fatto che mi entusiasmava il poter giocare a casa coi titoli straterminati in Sala Giochi. Ma ero un lettore di TGM e curioso di vedere la redazione di quella rivista, acconsentii dunque ben volentieri di accompagnarlo.
Il mio amico venne convocato e al colloquio erano presenti Alex Rossetto (caporedattore di ConsoleMania) e Stefano Gallarini (direttore responsabile, mi pare), non ricordo assolutamente cosa si dissero i tre, probabilmente io pensavo ai cazzi miei come al solito, sta di fatto che a un certo punto entrò Max Reynaud (caporedattore di TGM) e lo intercettai subito senza pensarci chiedendogli se cercavano gente per TGM, mi rispose di no, e che comunque ero troppo giovane (al tempo avevo 16 anni). Gli dissi: “Sono un genio” (ma ci credevo veramente eh, i pazzi del manicomio proprio – comunque già dopo qualche mese di lavoro, a forza di rapportarmi con chi forse un po’ genio lo era davvero, mi ero già ridimensionato), e questa cosa forse lo intenerì invece di farlo incazzare a morte e mi fece fare una recensione di prova (mi pare di ricordare che in questa occasione interpellò visivamente Gallarini, che annuì)… dopo non so quante prove andate male alla fine stremato dalla mia insistenza mi consegnò il primo gioco da recensire, pubblicato su TGM di giugno ’92.
Discorso giornata lavorativa, qui le cose si fanno lunghe e non sono sicuro che chi legge abbia ancora la forza d’animo per reggere sta sbrodolata, in ogni caso io lo scrivo, se non ve la sentite di proseguire potete anche smettere che io non mi offendo.
Comunque ci sono stati vari periodi redazionali, e negli ultimi anni l’ambiente era grosso modo come quello di un qualunque ufficio salvo per la presenza di donne e di impiegati avanti con gli anni. Se però ci focalizziamo sul periodo cosiddetto “d’oro”, la vita redazionale per molti redattori e collaboratori (quelli assidui in redazione, diciamo) era scandita dalla lavorazione delle riviste mensili. Per fare una rivista erano necessari circa 10-12 giorni. I primi 3-4 giorni di inizio dei lavori andavano via abbastanza tranquillamente, quindi si cominciavano a provare i giochi da recensire per qualche ora e il resto del tempo c’era lo sbrago tra tornei redazionali e cazzeggio molesto. Man mano che si avvicinava la chiusura di numero (che era improrogabile salvo attacchi zombie o avvistamenti di demoni alati) le cose si cominciavano a fare più serie e aumentava sensibilmente il tempo che si dedicava alla prova dei giochi e contestualmente alla stesura delle recensioni… Fino ad arrivare agli ultimi tre giorni prima della chiusura quando praticamente non si faceva altro e dormire non rientrava, se non sporadicamente, tra le attività contemplate.
In questi giorni la dedizione al lavoro richiesta era totale. I restanti venti giorni del mese capitava che si lavorasse un po’, ma in genere noi redattori stavamo a spasso o passavamo le giornate in redazione a giocare in compagnia, in un clima di grande amicizia, che proseguiva con molti dei colleghi anche al di fuori delle mura redazionali. Magari i più arguti tra voi si chiederanno come mai invece di ammazzarci di fatica alcuni giorni non diluissimo il carico di lavoro lungo tutto l’arco del mese, e la risposta semplicemente è che “veniva comodo così” e le cose nonostante tutto funzionavano senza mai uscire con prodotti scadenti o poco curati, quindi vuol dire che tutto sommato, quando chiamati a farlo, il nostro lavoro lo sapevamo anche fare.

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Una delle molteplici formazioni redazionali al completo

Una delle molteplici formazioni redazionali al completo

RGP: Sappiamo che con i proventi delle tue recensioni hai provveduto all’acquisto di due Ferrari, una per te ed una per il sottoscritto (che provvederai a recapitarmi direttamente a casa, come concordato in precedenza, quale compenso per averti fatto pubblicità con questa intervista)… davvero il lavoro di redattore vi permetteva di vivere “bene” senza bisogno d’altro?

RAFFAELE: Beh sì, diciamo che per i collaboratori e redattori esterni (che al contrario dei dipendenti non avevano uno stipendio fisso) si potevano tirare su bei soldi tra recensioni, soluzioni e rubriche varie però tutto dipendeva da quanto avevi voglia di lavorare e di sbatterti (e io in genere ne avevo sempre molto poca). Comunque mediamente c’erano retribuzioni nemmeno paragonabili a chi fa lo stesso mestiere oggi, non si faceva per nulla fatica a fatturare 1 milione di Lire lavorando (sodo) una decina di giorni… ed erano decisamente di più dei 1000 euro di oggi. Poi come detto c’erano persone che letteralmente si ammazzavano di lavoro e lì si poteva arrivare a quadruplicare e quintuplicare quella cifra… le riviste erano molte e un redattore inserito nella redazione e riconosciuto come elemento valido poteva arrivare a scrivere anche per tre o quattro riviste al mese.

RGP: Come, forse, ricorderai, io e te ci siamo incontrati ben due volte in redazione, prima Xenia in Via Valtellina e successivamente Future in Via Asiago a Milano (e assicuro i lettori che il Raffo dal vivo merita di essere conosciuto visto il personaggio…), ed entrambe le volte l’atmosfera redazionale rispecchiava in pieno lo spirito goliardico dei vostri articoli. Ci puoi confermare, quindi, che lavorare in redazione era davvero divertente, come molti lettori credevano, o è solo un mito da sfatare?

RAFFAELE: La redazione ha vissuto varie epoche ed evoluzioni (o involuzioni a seconda dei punti di vista). C’è stato un periodo nel quale sicuramente la componente di cazzeggio era elevata, quasi vergognosa. E’ capitato che la redazione fosse un circolino aperto 24h dove le persone transitavano (e a volte bivaccavano) a qualunque ora del giorno e della notte. Col passare degli anni poi noi tutti siamo cresciuti, il mercato è cambiato (anzi soprattutto il mercato è cambiato asd) e si sono fatte più pressanti le necessità di aumentare la produttività e di conseguenza diminuire il cazzeggio.
In ogni caso siamo sempre stati, anche nei periodi di maggiore “serietà”, dei privilegiati, questo va detto. Finché siamo stati in Xenia i dipendenti delle redazioni arrivavano quando gli pareva e se ne andavano allo stesso modo, lavorando anche fino a notte fonda intendiamoci e senza badare ai giorni festivi, ma che io ricordi mai nessuno è stato ripreso per essere arrivato in ufficio alle 12.00 e alle 13.00 essere andato in pausa pranzo… Del resto capitava appunto che si facesse la notte in piedi a lavorare e giustamente la mattina dopo si dormiva. A tal proposito c’è stato un periodo, durato alcuni anni, in cui alcuni (me compreso) letteralmente vivevano in redazione: capitava di dormire in ufficio semplicemente perché un raid a WoW finiva alle tre del mattino e quindi non esistevano più mezzi pubblici disponibili; poi magari verso le quattro arrivava qualche debosciato nostro pari che era stato in giro e passando dalla strada aveva visto le luci della Sala Computer accese (il luogo dove ci si ritrovava a giocare che aveva le finestre che davano su Via Carducci) e saliva su per fare qualche partita a PES piuttosto che a Tekken o MicroMachines V3.

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Quando il lavoro si fa duro...

Quando il lavoro si fa duro…

RGP: Una domanda da appassionato AMIGA: cosa ha significato per te la fine di Commodore e l’abbandono del mondo AMIGA da parte di sviluppatori e software house?

RAFFAELE: Non sono mai stato legato a una piattaforma in particolare, sicuramente posso ricordare con piacere i bei momenti passati con lei, ma per me console e computer non sono altro che dei mezzi, veicoli che mi conducono da qualche parte. A me interessa il panorama che vedo non di che marca è il mezzo, posso ricordare con piacere il paesaggio visto con quel veicolo, ma la cosa per me finisce lì. In sostanza la fine di Commodore non mi ha particolarmente toccato emotivamente.

RGP: Quando hai avuto le prime avvisaglie del “declino” del mondo editoriale videoludico, del quale anche le vostre testate hanno risentito, e come hai reagito alla cosa?

RAFFAELE: Quando si diffuse Internet e cominciarono a nascere i primi siti di recensioni molti di noi (me compreso essendo pessimista di natura) pensarono “Ahia, qua va a finire che ci dobbiamo trovare un lavoro vero”. Poi da lì ci vollero alcuni anni prima che le riviste risentissero effettivamente della presenza di informazione gratuita e facilmente fruibile, ma quando avvenne in maniera conclamata, noi del settore eravamo già perfettamente coscienti del fenomeno.
A quel punto, col senno di poi, si sarebbe dovuto puntare anche noi alle recensioni online, cosa che invece non venne mai concessa di fare dai vertici nonostante molti di noi lo chiedessero, perché non volevano che i contenuti online “rubassero” lettori alla carta… cosa che però avveniva ugualmente, solo che lo facevano altri.
Fu un errore di valutazione che ci costò caro, ma è facile giudicare e parlare di errori ora, quando tutto è accaduto.

RGP: Sai programmare e, se si, in quale linguaggio?

RAFFAELE: No, ho avuto a volte lo schiribizzo di imparare perché mi piaceva l’idea di fare il figo con chissà chi, ma comunque no. Mi limitavo a perdere le ore a copiare gli infiniti listati su carta marrone (non fotocopiabile…perché sia mai che la gente li prenda e li venda sottobanco a qualche povero scemo) che pubblicava TGM. Comunque non mi è mai uscito nulla, probabilmente copiando le migliaia di righe di codice facevo qualche errore di battitura stronzo e sminchiavo tutto.
Credo che per via delle bestemmie variegate che tiravo, il mio rapporto con Dio abbia cominciato a incrinarsi in quel periodo.

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Il Raffo "impegnato" in una conversazione! Notate l'occhio attento...

Il Raffo “impegnato” in una conversazione! Notate l’occhio attento…

RGP: Posso immaginare…Di cosa ti sei occupato in seguito e di cosa ti occupi attualmente?

RAFFAELE: Limitandoci all’ambito videoludico, da tre anni sono nel team di GAMETIME, che per chi non lo sapesse è una trasmissione televisiva che parla di videogiochi e tecnologia (in onda ogni sabato alle 13.30 su SKY canale AXN Sci-Fi).
In particolare ho una mia rubrichetta un po’ stupidotta (ma molto meno di quelli che siano i miei standard) sul retrogaming:


 

RGP: Dacci un tuo parere personale relativo alla comparsa dei numerosi blog e Musei dedicati al retrogaming avvenuta in questi ultimi anni…

RAFFAELE: Penso sia abbastanza naturale che ci siano, sono comparsi negli ultimi anni perché prima semplicemente non c’era molto da mostrare prima. Non avrebbe avuto senso quindici anni fa aprire un museo con dentro qualche console d’annata e alcuni cabinati.
E’ chiaro che più passeranno gli anni e maggiore sarà il materiale da ricordare e quindi da inserire in queste strutture. In ogni caso non sono mai stato in uno di questi musei ma più perché è mancata l’occasione che per altro.

RGP: Esiste la possibilità di rivederti (o sarebbe meglio dire rileggerti) sul qualche testata videoludica, magari online, o hai definitivamente appeso la penna al chiodo?

RAFFAELE: Da ormai molti anni, cioè da quando ho interrotto la mia collaborazione con TGM, ho perso un po’ la mia vena creativa (anzi a dire il vero già alcuni anni prima… cosa forse anche comprensibile dopo aver scritto, solo su carta, circa 1500 recensioni, e poi ci sarebbe il web con con qualche centinaio). E questo, per il mio modo di scrivere e rapportarmi coi lettori, non è un problema da poco: scrivere tanto perché mi viene chiesto di farlo non è una cosa che mi interessa.
In futuro non escludo che mi torni la voglia, vedremo 🙂

RGP: Ce lo auguriamo tutti! Non mi resta che ringraziare il buon Raffaele per avermi dato la possibilità di realizzare quest’intervista che, sono sicuro, interesserà molti lettori della “vecchia guardia”…

RAFFAELE: Di niente, ti farò avere gli estremi per il bonifico quanto prima.

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Autore: Robert Grechi

Nato nel 1977 ho vissuto in prima persona la nascita dei videogames fin dal lontano 1982, anno in cui entro in possesso di uno splendido Colecovision e con il quale comincio la mia “carriera” videoludica! Da allora è stato un susseguirsi di Home Computer e Console che hanno ampliato ulteriormente l’interesse per i videogiochi al punto da aprire, nel mese di Luglio 2009, il blog Retrogaming Planet interamente dedicato al mondo videoludico anni ’80 – ‘ 90!

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